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Restaurare un radioricevitore
a valvole.
Le operazioni di riparazione di seguito descritte
presuppongono SEMPRE che vengano
effettuate con attenzione e buon senso, questo sempre per evitare
pericolosi incidenti dovuti alle tensioni in gioco presenti all'interno
di ogni appareccchio radio. E' opportuno inoltre sottolineare
che propedeutico alla riparazione di apparecchi radio sarebbe
la lettura di ottimi libri quali "il
Radiolibro" Ravalico, tanto per citarne uno se non
il migliore.
ATTENZIONE <> PERICOLO
Leggere
attentamente PRIMA di procedere ad ogni intervento
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All'interno
di ogni apparecchio a valvole sono sempre presenti tensioni
pericolose. In alcuni apparecchi anche lo stesso chassis
di metallo può essere collegato direttamente ad
un capo del cavo di alimentazione. Prestate SEMPRE
la massima attenzione al fine di evitare qualsiasi contatto
anche accidentale con le parti esposte a queste tensioni.
Inoltre vecchi condensatori elettrolitici una volta alimentati
possono espodere e rilasciare sostanze tossiche o ferire.
L'ampolla in vetro delle valvole con il funzionamento
può raggiungere temperature tali da causare ustioni
se toccata direttamente. Quando si effettuano misurazioni
con tester o altri strumenti non toccare mai per nessun
motivo lo chassis dell'apparecchio quando è alimentato.
Mai toccare contemporaneamente con le mani due punti diversi
del ricevitore, potrebbero verificarsi folgorazioni. Una
volta spento il ricevitore i condensatori al suo interno
possono mantenere tensioni elevate anche per diversi minuti.
PER
LA SICUREZZA ELETTRICA SI CONSIGLIA LA LETTURA DELL'APPOSITA
SEZIONE CLICCANDO
QUI
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L'autore
di queste pagine non si ritiene responsabile in alcun
modo per eventuali danni e/o lesioni diretti o indiretti
procurati a persone e/o cose durante l'esecuzione di interventi
mirati a provare, riparare, tarare, restaurare gli apparecchi
descritti in queste pagine.
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NOTA
IMPORTANTE:
Nella sezione "collezione",
all'interno della vista interna di ogni singolo apparecchio, è
possibile trovare tutta una serie di importanti ed interessanti
notizie riguardanti il restauro. Vengono spiegate infatti per
ogni singolo apparecchio presentato alcune soluzioni circuitali
adottate o problematiche tipiche dell'apparecchio che durante
le operazioni di riparazione/restauro possono essere molto importanti.
Premessa:
Se non conoscete troppo bene (o addirittura per nulla) i componenti
elettronici che si possono trovare all'interno degli apparecchi,
tipo resistenze, condensatori, potete scaricarvi in formato PDF
(richiede Acrobar Reader) una serie di documenti che ho personalmente
realizzato per spiegare come si riconosce e si interpreta il valore
di questi componenti. Sono semplici spiegazioni ma allo stesso
tempo basi indispensabili per sapere per esempio come riconoscere
il valore di una resistenza espresso dal codice dei colori.
Quello
che segue e' tutto un insieme di consigli, descrizioni ed esempi
che di volta in volta aggiungo, non esiste un indice vero e proprio,
si tratta di una guida realizzata in fasi successive e continuamente
aggiornata. Se credete opportuno aggiungere anche voi qualche
idea potete farlo mandandomi una mail, utilizzando l'apposita
sezione "Contatti".
La
prima operazione che dovremo compiere e' l'estrazione dell'apparecchio
dall'interno del suo mobile. In questa fase si possono nascondere
insidie,
tipo fili che involontariamente vengono staccati senza sapere
dove erano collegati, manopole e fregi che ostacolano la rimozione,
viti arrugginite... Generalmente pero' con un po' di attenzione
e buon senso in una mezzora si riesce ad avere il telaio completamente
diviso dal mobile. Il fissaggio meccanico avviene sempre (o quasi)
tramite viti poste sotto l'apparecchio. Una raccomandazione (anzi
diverse):
1) Quando siete per tirare fuori lo chassis non aiutatevi
MAI tirandolo a forza, sopratutto utilizzando i trasformatori
di media frequenza, NON SONO MANIGLIE!
Non avete idea di quanti apparecchi mi sono stati portati
in riparazione per tentavivi maldestri con i trasformatori piegati,
rotti e danneggiati.
2) Non fatevi prendere dalla premura e/o tentazione di "attaccare
la spina e vedere cosa succede": Il risultato e' quasi
sempre catastrofico!
3) Nel dubbio mai smontare piu' di quanto e' necessario,
e per sicurezza fare qualche foto... non si sa mai...
4) Con il passare degli anni la bakelite, le manopole ed
i fregi vari tendono ad indurirsi, esiste il rischio di rompere
qualcosa se si esagera con la forza durante lo smontaggio.
5) Tutte queste operazioni andrebbero fatte in un luogo adatto,
tranquillo dove potere lasciare i pezzi anche giorni, non sul
tavolo 'buono" del salotto per interderci!
6) Calma e sanza pazienza, la fretta durante le operazioni
di smontaggio si ripaga abbondantemente con la rottura di qualcosa
o con tempi biblici persi poi durante il riassemblaggio dell'apparecchio.
La
prima cosa da fare quando il telaio è stato completamente
estratto dal mobile è effettuarne una drastica pulizia
eliminando la polvere ed ogni eventuale traccia di corpi estranei.
Un getto di aria compressa può rivelarsi utilissimo. Quindi
rimuovere tutte le valvole segnandosi con assoluta certezza
la loro posizione e prestando attenzione a non estrarle MAI
tirandole brutalmente dall'ampolla in vetro ma sempre aiutandosi
con un piccolo cacciavite. Sopratutto gli zoccoli "a vaschetta"
con il tempo infatti tendono a rendere quasi impossibile l'estrazione
del tubo senza danneggiarlo. Con un piccolo pennarello indelebile
a punta fine quindi scrivere sullo zoccolo di ogni valvola la
sua sigla, questo perchè spesso basta toccarle con le mani
per cancellarne ogni traccia. Quindi i tubi possono essere lavati
tranquillamente con ... acqua e sapone previa poi ABBONDANTE
asciugatura al sole se di estate oppure con aria compressa oppure..
sopra un termosifone per mezza giornata.
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NOTA: E'
luogo comune ritenere per i meno esperti che la presenza di una
macchia scura all'interno delle valvole ne indichi la "bruciatura"
come avviene per le comuni lampadine. Questo è assolutamente
falso, anzi è vero l'esatto contrario. La macchia scura
presente in TUTTE le valvole (in alcune sembra argento,
come una cromatura) è un composto chimico il cui nome è
JITTER che viene inserito
nel tubo durante la fase di asportazione dell'aria. Questo agente
che si deposita sulle pareti interne del tubo ha come scopo quello
di raccogliere le piccole particelle di aria presenti ancora all'interno
della valvola, quindi la sua presenza ci indica la assoluta
ermeticità del tubo in oggetto.
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Nelle
valvole dove non è presente vuole dire che ci sono state
infiltrazioni di aria all'interno e che quindi il tubo è
quasi sicuramente inutilizzabile. Nella immagine qui a lato la valvola
di destra e' chiaramente in perdita, il Jitter e' fuoriuscito quasi
comlpetamente, in queste condizioni il tubo dovrebbe essere sostituito,
una presenza di aria al suo interno rischierebbe di fare bruciare
il filamento. In alcuni tubi la macchia del jitter non e' presente
in alto ma a lato. |
Quando il tubo si presenta in queste condizioni
significa che all'interno esiste il vuoto necessario al suo buon
funzionamento. Per effettuarne comunque una verifica reale e'
possibile eseguire una prova "di emissione" utilizzando
un provavalvole, anche se per mia esperienza e' molto difficile
trovare valvole completamente esaurite, specie negli apparecchi
radio. Capita spesso invece negli apparecchi televisivi, viste
le alte tensioni e correnti in gioco di trovare valvole il cui
grado di emissione sia insufficente. La cosa piu' semplice da
farsi in caso di dubbi sul funzionamento della valvola e' comunque
la prova di sostituzione con una identica, ove ovviamente questo
sia possibile (ricambi permettendo..)
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Nel caso in cui nelle valvole non sia presente
il vuoto previsto dal costruttore infatti si genereranno bagliori
azzurri all'interno, dovuti alla ionizzazione delle particelle
di aria presenti. In questa immagine ravvicinata si riesce a vedere
chiaramente tali luminescenze, indice di un funzionamento anomalo
del tubo. In questo caso la valvola è una raddrizzatrice
5Y3, un doppio diodo e da una misurazione delle tensioni
che riesce ancora a produrre si può ritenere il suo funzionamento
ancora discreto. Purtroppo in certe applicazioni circuitali del
tipo amplificazione di alta o media frequenza valvole con questo
difetto andrebbero sostituite, anche perchè purtroppo questo
difetto tende ad accentuarsi con il tempo fino a provocare la
bruciatura del filamento o il funzionamento incerto dello stadio
in cui è impiegata.
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A questo
punto potremo effettuare un accurato
esame "visivo" di tutti i componenti presenti nel ricevitore. Sarà
nostra cura sostituire tutti i fili che dovessero risultare screpolati
o dove si possa avere un dubbio di scarso isolamento. |
Purtroppo per noi i fili presenti in molti ricevitori
con gli anni (anzi con i decenni) tendono a screpolarsi e sono
spesso causa di spiacevoli corto circuiti. Prestare inoltre la
massima attenzione ai fili passanti dal sopra al sotto dello chassis
come quelli usati per alimentare le lampadine della scala parlante.
Per cercare di mantenere al massimo l'originalità del ricevitore
presso ogni mercatino o fiera si possono facilmente trovare fili
"d'epoca" chiaramente realizzati in tempi recenti. Eviterei il
doppino rosso-nero per diffusori acustici, fili da elettrauto
o la piattina bianca comperata alla COOP..... Certo che funzionerebbero
sicuramente, ma anche l'occhio vuole la sua parte :)
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Quindi provvederemo a pulire PERFETTAMENTE
gli zoccoli di ogni valvola presente sul telaio. Per fare questo
se gli zoccoli sono del tipo a vaschetta si può usare della
carta vetro (una 300) altrimenti un buon prodotto disossidante
spray va altrettanto bene. Questa è una operazione da fare
con il massimo della pazienza ed attenzione in quanto una infinità
di problemi e guasti sono in realtà provocati da un cattivo
contatto valvola-zoccolo. Purtroppo esistono alcuni casi (sfortunati...)
in cui inoltre la bachelite dello zoccolo si è danneggiata
o incrinata e permette delle micro scariche tra un contatto e
l'altro. Sono guasti insidiosi e di difficile risoluzione, ma
fortunatamente con una incidenza piuttosto bassa. Una accurata
pulizia dei contatti va effettuata chiaramente anche su OGNI
valvola, anche in questo caso usando della carta vetrata da passare
su ogni piedino, senza dimenticarsi il cappuccio (ove presente).
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Un piccolo consiglio, per evitare di trasformare
un restauro in una.. tragedia..
prendete la sana abitudine di SCRIVERE su carta e documentare
magari con foto i pezzi smontati, le valvole tolte
ecc ecc..
Questo evitera' che se l'intervento va per le lunghe (diciamo
giorni, settimane...mesi) magari per sopraggiunti altri impegni
poi, al momento del rimontaggio possano sorgere dubbi nel ritrovare
l'esatta posizione delle parti rimosse.
Anche la sigla delle valvole a volte nasconde insidie, durante
la loro pulizia puo' capitare che si cancelli il nome, quindi
conviene sempre PRIMA segnarsi con un pennarello indelebile sul
vetro un qualche riferimento che poi ci possa aiutare nel ritrovare
l'esatta posizione del tubo.
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I piedini di tutte le valvole devono sempre essere
puliti con attenzione, ogni traccia anche minima di sporcizia,
ossido o altro dovrebbero essere eliminati, aiutandosi con della
varta vetro oppure (molto utile) una piccola limetta a "coda
di topo". Specialmente nei tubi impiegati negli stati di
alta e media frequenza capita spesso che la sporcizia crei falsi
contatti e instabilita' nello circuito, visti anche i piccoli
segnali in gioco.
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Anche i cappucci purtroppo nascondono delle insidie,
sia perchè causa di falsi contatti con la valvola sia perchè
all'interno del cavo schermato che li collega allo chassis talvolta
venivano inserite resistenze con il vizio di andare in corto oppure
interrompersi. Un buon controllo ohmetrico ci permetterà
di essere certi della funzionalità del cavetto. Questi
controlli e pulizie (noiosi) sono importantissimi in quanto poi
a collaudo reale del ricevitore ci eviteranno notevoli perdite
di tempo nella ricerca di un guasto magari banalissimo come un
falso contatto proprio su un cappuccio.
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Sempre durante il nostro esame "visivo" dovremo
avere cura di notare ogni minima traccia di "abbronzatura" presente
su resistenze o condensatori. Per fare questo io mi aiuto sempre
con una piccola lente d'ingrandimento con la quale si riescono
a vedere meglio anche le screpolature dei fili presenti nei cablaggi
od ogni minimo segno di arrostimento dei componenti. Un esame
"pignolo" e sistematico effettuato così all'interno del
ricevitore anche in questo caso ci aiuterà poi molto durante
la fase di collaudo vera e propria. Meglio spendere mezz'ora in
più in questa fase che poi trovarsi con strani malfunzionamenti,
scariche durante la ricezione o peggio ancora con brutti corto
circuiti tali da danneggiare perfino il trasformatore di alimentazione
(componente peraltro preziosissimo..)
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Nei casi evidenti dove una resistenza presenti
segni di bruciatura si deve sempre provvedere alla sua immediata
sostituzione. Chiaramente con lo schema elettrico a portata di
mano rintracciare il componente ed il suo valore originale è
uno scherzo, senza schema risalire al valore di una resistenza
dove l'usura ne ha cancellato le scritte beh, non è poi
semplicissimo. Ci vuole un pò di esperienza e comunque
si deve procedere per tentativi partendo sempre da valori resistivi
abbastanza grandi (500Kohm) per poi scendere piano piano. Generalmente
le resistenze che per prime "friggono" sono quelle montate sulla
alimentazione anodica oppure nello stadio finale audio. Difficilmente
quelle negli stadi AF o MF. Va detto comunque che in alcuni casi
resistenze classiche ad impasto anche se esternamente perfette
in pratica se misurate talvolta presentano valori anche del 50
% in più o in meno rispetto a quanto stampigliato sopra.
In questi casi solo un esame attento delle tensioni presenti sui
vari piedini delle valvole ci permetterà di trovare il
componente difettoso.
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Immagine ingrandita di un insidioso e subdolo
guasto, che a prima vista puo' sfuggire. Questa resistenza ad
impasto di carbone presenta un danneggiamento, visibile solo dopo
avere effettuato la pulizia del telaio (in questo ricevitore moderno
siamo su un circuito stampato).
La resistenza in oggetto e' quella di polarizzazione del primo
stadio di media frequenza, la sua interruzione impedisce il funzionamento
di tutto il ricevitore. Un esame tramite voltmetro sulle placche
di tutte le valvole permette agevolmente di isolare guasti di
questo tipo.
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Discorso a parte per i condensatori. Quelli elettrolitici
dovrebbero SEMPRE essere sostituiti o controllati
tutti, per lo meno quelli presenti nello stadio di alimentazione
ed in ogni caso sempre PRIMA
di ogni accensione del ricevitore. Capita sovente (anzi è
quasi la regola) che con il tempo questi componenti vadano in
corto circuito o presentino una resistenza interna molto bassa.
In entrambi i casi, oltre a non svolgere più la loro funzione
di filtro, rischiano anche di danneggiare irreparabilmente la
valvola raddrizzatrice la quale si vede costretta ed erogare una
corrente molto maggiore di quella per la quale è stata
progettata. Se avete un buon capacimetro potete provare a misurarli
ma, per mia esperienza diretta, sopratutto i condensatori fatti
con l'involucro in cartone come si vede nella immagine sarebbero
da sostituire sempre. Ovviamente la sostituzione andrà
fatta con condensatori di eguale capacità e tensione di
lavoro. Attenzione a non utilizzare nei circuiti di anodica condensatori
con tensione di lavoro inferiore a quella riportata sul componente
che sostituite: potrebbero ESPLODERE!.
Inoltre dai condensatori vecchi possono fuoriuscire sostanze acide
tossiche, quindi mi raccomando alle precauzioni del caso.
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Ecco come si presentano spesso i condensatori
elettrolitici difettosi, la fuoriuscita della loro elettrolita
e' un segno INEQUIVOCABILE della loro pessima salute. In
questo caso vanno sostituiti assolutamente,
pena causare danni anche irreparabili alla raddrizzatrice o, addirittura,
al trasformatore di alimentazione.
Ricordate sempre che questi sono componenti polarizzati,
ovvero hanno un terminale positivo ed uno negativo (quasi sempre
collegato fisicamente con l'involucro esterno di metallo). La
loro sostituzione va fatta rispettando le polarita', pena l'esplosione
dell'involucro !!
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In caso di malfunzionamenti nel gruppo AF invece
guardate sempre con sospetto
i condensatori "a mica", come quelo illustrato nella
immagine a lato. Per intenderci sono quelli piatti, giallastri
e ricoperti tipo una sostanza appiccicosa... Spesso cambiano drasticamente
la loro capacità fino a rendere completamente muto il ricevitore.
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A titolo di esempio cliccando sulla immagine
qui a lato si puo' scaricare in formato PDF lo schema di un classico
apparecchio supereterodina a 5 valvole dove ho evidenziato quelli
che sono i condensatori da sostituire sempre (o almeno nel 90%
dei casi..) piu' alcuni punti dove spesso si nascondono malfunzionamenti.
Ovviamente lo schema elettrico del ricevitore in riparazione e'
indispensabile, solo con una certa esperienza infatti si riescono
a diagnosticare guasti ed effettuare tarature senza il suo ausilio.
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NOTA BENE :
Negli apparecchi dove la raddrizzatrice e' una valvola a riscaldamento
diretto (tipo la 80 per intenderci), con trasformatore dotato
di presa centrale, uno dei condensatori di filtro non ha la sua
massa collegata al telaio, ma risulta SEMPRE ISOLATO rispetto
ad esso. Durante la sua sostituzione dovremmo fare attenzione
ad evitare ogni contatto tra il suo terminale (-) e la massa del
telaio, pena... arrosttire la raddrizzatrice!
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Per i MICIDIALI
condensatori a carta (che si guastano molto facilmente) notare
che quelli presenti all'interno degli apparecchi a valvole spesso
riportano una striscia in corrispondenza di uno dei due reofori
e quindi sembrano essere componenti polarizzati.
In realta' lo erano, nel senso che per come venivano costruiti
il terminale contrassegnato con la fascetta doveva sempre essere
collegato al lato "positivo" del circuito. Sostituendoli
con nuovi al poliestere questo tipo di accorgimento non serve
piu', potremo collegarli senza prestare attenzione alla loro polarita'
in quanto componenti non polarizzati.
Anche qui nella loro sostituzione prestare sempre attenzione alla
tensione di lavoro, nel dubbio sostituirli sempre con condensatori
che sopportino almeno 400 o 630 volt.
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Tipico esempio di condensatore a carta che si
e' fritto alla prima accensione dell'apparecchio fatta
senza prima verificare il circuito anodico.
Questo tipo di condensatori, cagionevoli per natura, nel corso
degli anni tendono a perdere il loro isolamento, cosicche' alla
prima accensione creano micidiali cortocircuiti e notevoli danni
o, nel migliore dei casi, una fumata anche abbastanza tossica.
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In questa immagine ho evidenziato la posizione
del condensatore descritto sopra, in pratica si capisce bene che
una perdita di isolamento di questo componente mettera' a massa
direttamente la tensione anodica (parliano di alcune centinaia
di volts) con i conseguenti danni allo stadio di alimentazione.
E' per questo motivo che e' sempre preferibile effettuare un controllo
di questi condensatori PRIMA di ogni accensione.
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Come consigliato anche nella sezione relativa
al restauro del mobile prendete la buona abitudine di non buttare
MAI via i vecchi componenti che avete sostituito
durante la riparazione dell'apparecchio. Un piccolo sacchettino
di plastica può contenere i "cadaveri" e trovare tranquillamente
posto dentro al mobile del ricevitore dove solitamente lo spazio
non manca mai.
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Quante volta capitata che i potenziometri, del
volume o del tono gracchino. Nei casi più semplici basta
un pò di buon spray disossidante spruzzato dentro, sfruttando
qualche piccola fessura vicino ai contatti, nei casi più
irriducibili purtroppo il potenziometro va smontato completamente
pulendo con attenzione il contatto strisciante (cursore) e la
parte resistiva in grafite. Per il cursore va bene un pò
di carta vetro FINE mentre la grafite basta pulirla con un pò
di alcool, giusto per sgrassarla e togliere i residui di polvere
che poi producono il fastidioso gracchio in altoparlante..
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In alcuni casi dove non e' possibile smontare
il potenziometro perche' particolarmente difficile da togliere
o raggiungere esiste un altro modo, piu'
pericoloso, per ripararli.
Questo metodo va utilizzato come ultima spiaggia, e comunque per
gli interruttori di accensione bloccati rappresenta spesso l'unica
valida alternativa alla sostituzione integrale del componente.
Talvolta capita che alcuni apparecchi non si accendano neppure
solo perche' i contatti di accensione posti sul potenziomentro
risultino bloccati dopo anni in posizione di aperto. (Un veloce
esame con un ohmetro fuga subito qualasiasi perplessita')
In questi casi va presa una punta da trapano, 2 o 3 millimetri
e facendo MOLTA attenzione
praticare un piccolo forellino in un lato del potenziometro. Fare
attenzione che nell'ultima parte della foratura la punta tende
ad entrare bruscamente all'interno distruggendo irreparabilmente
il componente. Per evitrare questo ci vuole tanta pazienza
ed un trapano a velocita' variabile, oltre che una punta particolarmente
affilata.
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Una volta effettuato questo forellino spruzzare
all'interno, aiutandosi con un tubicino adatto, una certa quantita'
di spray disossidante, meglio quelli a base di alcool che non
lasciano residui. Muovendo ripetutamente il perno durante l'operazione
(o accendendo e spegnendo l'interruttore) il risultato spesso
e' di eliminare ogni problema.
Al termine richiudere l'apertura con una piccola goccia di silicone
o una pallina fatta con stucco da vetri, facendo attenzione a
non fare entrare niente all'interno.
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Uno dei principali problemi da risolvere poi
nei vecchi radioricevitori è rappresentato dalla quantità
di falsi contatti "subdoli" localizzati nel commutatore delle
gamme d'onda. Questo componente spesso veniva realizzato con diverse
sezioni solidali tra di loro e mosse da un unico perno dall'esterno
del ricevitore. Come si vede dalla immagine qui a lato si tratta
di decine di contatti realizzati tramite linguette di metallo
che vanno a strisciare sulla parte fissa del commutatore effettuando
di volta in volta i vari collegamenti richiesti per cambiare la
gamma di ascolto. Con gli anni sui contatti si formano quasi sempre
(anzi direi sempre) ossidi isolanti che impedisono un efficace
e sicuro contatto elettrico. Per ovviare a questo problema si
può spruzzare sui vari contatti un buon spray deossidante
avendo cura di muovere ripetutamente l'alberino di comando del
commutatore per fare sì che lo spray pulisca bene tutti
i contatti. Purtroppo ci sono alcuni casi disperati dove questa
operazione non dà un risultato accettabile, in questi casi
sarà necessario SMONTARE completamente tutto il
gruppo. Questa comunque è una operazione molto delicata
e assolutamente da evitare
se non si ha una buona esperienza e tanta ma TANTA pazienza in
quanto il gruppo AF è sicuramente la parte più delicata
e complessa di tutto il ricevitore.
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Quello mostrato in questa immagine a lato
è sempre un gruppo di commutazione delle gamme d'onda ma
realizzato in ricevitori più recenti tramite i classici
pulsanti, chiamati anche a "dente di cavallo" per via della loro
forma e colore. Anche in questo caso i falsi contatti possono
pregiudicarne il funzionamento e quindi sarà opportuno
fare uso dello spray deossidante per riportare i contatti al loro
stato originale. Spesso in questi tipi di commutatori tipici dei
ricevitori anni 50 dotati anche di modulazione di frequenza l'ultimo
tasto veniva usato per accendere o spegnere tutto l'apparecchio.
Talvolta può capitare che per via della corrente e tensione
(220V) non modesta che questo contatto deve interrompere si venga
ad danneggiare impedendo di fatto l'accensione di tutta la radio.
In questo caso si deve provare a pulirlo con delle sottili striscioline
di carta vetro molto fine (una 500) per rimuovere la bruciatura
presente sui contatti dell'interruttore di accensione. Si tratta
in genere di operazioni piuttosto noiose, talvolta anche per il
poco spazio a disposizione.
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Altro problema, insidioso e di
non facile diagnosi: L'interruzione dei trasformatori di media
frequenza. Nella foto a lato ne viene visualizzato uno, dove nel
cerchio rosso e' evidente la sua interruzione elettrica. In questo
caso si tratta di una bruciatura dovuta ad un cortocircuito sulla
linea anodica. Il filo con il quale sono realizzati questi piccoli
trasformatori (detto di litz) e' molto sottile, e se sottoposto
a corrente eccessiva si interrompe, proprio come un fusibile.
Per ripararlo va smontata tutta la media frequenza, effettuando
la giunta con un sottile filo di rame. Prima di fare la saldatura
il filo di litz va leggermente bruciato con un accendino, questo
per togliere la stoffa che lo ricopre.
ATTENZIONE: Operazione
da effettuare con attenzione, il filo di litz e' INFIAMMABILE,
si rischia di dare fuoco a tutta la media frequenza con il rischio
di ferirsi! Al termine della riparazione (o verifica)
un esame con il semplice tester sulla portata ohmetrica bastera'
per verificare la continuita' degli avvolgimenti, in genere si
riscontrano resistenze dell'ordine della decina di ohm, o meno.
Va fatta attenzione perche' questi componenti sono MOLTO delicati,
in certi casi il danneggiamento avviene durante le operazioni
di taratura, con il cacciavite si gira anziche' soltanto il nucleo
in ferrite tutta la bobina, distaccandone una o piu' estremita'.
Nei ricevitori con modulazione di frequenza il tutto e' complicato
dal fatto di trovarci i due trasformatori (OM e MF) in serie,
spesso con pochissimo spazio e con i conduttori davvero sottili.
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Ultimo,
ma non per importanza, se vi imbattete in un ricevitore dotato
di una presa di alimentazione apparentemente "strana",
fatta come quella mostrata qui a lato, con le lamelle al posto
dei soliti cilindretti significa che l'apparecchio va alimentato
unicamente a 110V.
Ogni tentativo di alimentarlo con la tensione presente nelle nostre
abitazioni (220V) produrra inevitabilmente il risultato
di danneggiarlo gravemente e probabilmente in maniera irreparabile.
In altre parole:
MAI SOSTITUIRE LA SPINA CON UNA EUROPEA !
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Solo dopo aver
provveduto a tutti i controlli e le eventuali sostituzioni di componenti
sopra descritte si può provare la prima accensione del nostro
apparecchio.
Rimando
alle note di sicurezza presenti all'inizio di questa pagina
ricordando sempre che all'interno di ogni radioricevitore a valvole
circolano tensioni che possono risultare anche LETALI.
Quando si effettuano queste prove sul banco di lavoro una cosa
che può apparire trascurabile ma che invece riveste una
importanza basilare è posizionare SEMPRE lo chassis
in modo che non si sposti o che caschi all'indietro, dove il peso
del trasformatore di alimentazione spesso lo fa muovere. Infatti
una volta alimentato l'apparecchio se questo dovesse cascare o
muoversi all'improvviso verrebbe d'istinto di cercare con le mani
nude di fermarlo con il grave rischio di folgorazioni
o di ustionarsi con le valvole.
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La prima accensione del ricevitore andrà
fatta con molta cura ed attenzione. Nel circuito possono essere
presenti infatti insidiosi cortocircuiti. Prima di collegare il
ricevitore all'alimentazione rimuovere la valvola rettificatrice,
al momento la cosa che ci interessa è verificare unicamente
la funzionalità del trasformatore di alimentazione. Sarebbe
poi opportuno alimentare il ricevitore sotto esame tramite un
trasformatore isolatore dalla rete-luce dotato di regolatore di
tensione (variac). Questo per due motivi, principalmente di sicurezza
nei nostri confronti, l'altro è evitare di fornire 220V
di tensione "brutalmente" a componenti che magari non sono stati
alimentati per decenni.. Se non si possiede un regolatore di tensione
di questo tipo potete mettere in serie all'apparecchio una lampadina
a filamento da 40W. Se vedete che si illumina completamente vuole
dire che il trasformatore di alimentazione è purtroppo
in corto circuito e deve essere riavvolto, altrimenti potete lasciare
tutto alimentato così per una decina di minuti. Senza la
valvola raddrizzatrice non verrà fornita tensione anodica
ma si potrà comunque verificare che si accendano i filamenti
delle valvole (TUTTE), le lampadine della scala parlante e che
il trasformatore di alimentazione non si surriscaldi. Nei ricevitori
con accensione SERIE delle valvole non sarà possibile rimuovere
la raddrizzatrice quindi dovremo scollegare i fili che portano
la tensione anodica ai condensatori di livellamento. Nei casi
in cui al posto della valvola raddrizzatrice sia presente un raddrizzatore
al SELENIO dovremo scollegarlo da uno dei due capi.
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Resta inteso che PRIMA
di dare tensione all'apparecchio dovremo accertarci che il cambiatensione
sia posizionato su 220V. Per verificare se tutti
i filamenti delle valvole si accendono oscurando la stanza dovremo
vedere le singole valvole illuminarsi debolmente. Ci vuole un
pò di pratica perchè i filamenti di alcuni tubi
emettono pochissima luce, e in ogni caso non dobbiamo dimenticare
che non sono...lampadine! Se una o più valvole non si accendono,
la prima cosa da fare è verificare con un tester la continuità
del loro filamento ed eventualmente sostituirle con lo stesso
IDENTICO tipo. Come detto prima per non fare subire al
ricevitore uno shock al momento della sua alimentazione "brutale"
con i 220V consiglio di utilizzare un piccolo regolatore di tensione
con il quale alimentare gradatamente i circuiti. Non bisogna dimenticare
infatti che l'apparecchio sotto esame magari è stato anche
10 o 20 anni senza mai essere alimentato, i condensatori elettrolitici
potrebbero non gradire questo .. brusco risveglio :)
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Nella sezione Come costruirsi
un mini variac viene descritto per sommi capi come
realizzarsi in casa spendendo praticamente zero un piccolo variatore
di corrente da utilizzare per la verifica di un apparecchio.
NOTA IMPORTANTE: Per maggiore sicurezza
ed evitare pericolo di folgorazioni si consiglia comunque SEMPRE
di isolare il telaio del ricevitore sotto esame dalla rete-luce
alimentando l'apparecchio tramite un trasformatore isolatore 220V-220V
(Rapporto 1:1 potenza 50W circa)
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Durante la prova "del
fuoco" il voltmetro o tester o l'eventuale strumentino
posto nel variatore di tensione ci permetterà di tenere
sotto controllo la tensione che applicheremo al nostro ricevitore.
Partendo con il valore minimo che è intorno ai 50-70V lascieremo
alimentata la radio con questa tensione per tre-quattro minuti.
Durante questa fase verificare che non si senta odore di bruciato
provenire dallo chassis. A questo punto si pùò provare
a passare a 120V, altri cinque minuti in queste condizioni e così
via fino ad arrivare alla tensione nominale di funzionamento di
220V. Ovviamente dò per scontato che la tensione di alimentazione
nominale dell'apparecchio in esame sia di 220V ma attenzione che
molti radioricevitori costruiti prima della guerra potevano essere
alimentati al massimo con 160V... !!! Nel dubbio attenersi sempre
alla tensione riportata sulla targhetta presente dietro ad ogni
chassis. A questo punto si può scollegare il ricevitore
dalla rete-luce e rimettere al suo posto la valvola raddrizzatrice.
Nel caso in cui si fossero staccati i reofori dal rettificatore
al SELENIO li ricollegheremo.
Adesso possiamo eseguire gli stessi passi precedentemente fatti
alimentando nuovamente il ricevitore partendo dal valore di tensione
più basso salendo poco per volta per arrivare al suo massimo
previsto. In questo caso, con la valvola raddrizzatrice inserita,
verrà generata la tensione anodica quindi tutti i componenti
interessati da quest'ultima andranno a regime. Sarà opportuno
più che mai in questa fase verificare che il trasformatore
di alimentazione non si scaldi in maniera preoccupante, che non
si senta odore di bruciaticcio provenire da qualche componente,
che la placca della raddrizzatrice diventi rissa o che visivamente
si verifichi qualcosa di strano. Non fate caso a disturbi e ronzii
vari che il regolatore di tensione provoca nell'altoparlante,
in questa fase è importante solo evitare ai condensatori
elettrolitici ed ai filamenti delle valvole di ritrovarsi alimentati
di colpo con la loro tensione nominale, questo magari dopo anni
di inattività..... Resta inteso che chi possiede un trasformatore
variabile (VARIAC) eviterà qualsiasi disturbo indotto nello
stadio di alimentazione. Alimentare i ricevitori alla loro prima
accensione in maniera graduale ci permetterà inoltre di
"annusare" subito eventuali resistenze o condensatori che difettosi,
potrebbero anche scoppiare se alimentati in maniera troppo
brusca...
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Vista dettagliata di un ponte raddrizzatore AEG
al selenio. Sui raddrizzatori
al selenio andrebbe aperta una piccola parentesi, si tratta infatti
di componenti abbastanza pericolosi (!!)
in quanto invecchiando rischiano di andare in corto circuito bruciandosi
e generando fumi tossici, rischiando di generare anche piccoli
incendi dentro l'apparecchio. E' per questo motivo che preferisco
sostituirli SEMPRE se prevedo
di utilizzare l'apparecchio qualche volta, lasciandoli stare se
invece deve essere un pezzo da "esposizione" e basta.
Per la sostituzione vanno benissimo 4 diodi "vulgaris"
al silicio da 400V 1 ampere, roba da 2 euro in tutto.. Se avete
dubbi in proposito contattamemi pure, sarò ben lieto di
spiegare nel dettaglio come effettuare la sostituzione, peraltro
molto semplice. Nella sezione dedicata al restauro della Nordmende
Fidelio (clicca QUI) ho comunque
spiegato come effettuare la sostituzione
|
NOTA:
In alcuni apparecchi per risparmiare sul trasformatore di alimentazione
si utilizzavano gli "autotrasformatori" con in quali i filamenti
delle valvole venivano alimentati in serie, anzichè in
parallelo. Questo comportava che anche se una sola valvola si
bruciava anche le altre (buone) risultavano spente. Spesso in
questi apparecchi la sigla delle valvole iniziava con la lettera
"U" ad indicare una tensione di filamento di 48V. In tutti
gli altri casi normalmente la tensione dei filamenti è
di circa 6.3V alternati, anche se va detto che alcuni costruttori
avevano l'abitudine di mischiare l'accensione in serie con quella
in parallelo. Per avere una idea ben precisa comunque lo shema
elettrico è indispensabile, sopratutto se non si ha una
grossa esperienza in fatto di riparazioni. Una importante
indicazione in merito agli autotrasformatori è che avendo
questi ultimi un solo avvolgimento e non un primario/secondario
uno dei due fili provenienti dalla spina elettrica, passato l'interruttore
di accensione, finisce diritto sullo chassis del ricevitore. Questo
comporta l'avere il 50% di possibilità di vedere collegata
la FASE dei 220V direttamente
sulla massa (chassis) della radio. Attenzione a dove si mettono
le dita, non si deve credere che toccare anche solo la base, piuttosto
che il perno (in metallo) del potenziometro del volume sia una
cosa sicura, anzi questo è molto PERICOLOSO,
il rischio di scosse anche di una certa rilevanza è sempre
in agguato. Con un cacciavite cercafase comunque si può
essere sempre certi di fornire la FASE
al trasformatore e non allo chassis in metallo del ricevitore.
Eventualmente andrà invertita la presa di corrente per
riportare la FASE sul capo
"caldo" dell'autotrasformatore.
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Appurato che tutte le nostre valvole si siano
accese ma che l'apparecchio radio sia sempre muto dovremo verificare
la tensione anodica presente sulla placca dei tubi. La tensione
anodica, che può andare a seconda degli stadi e dei modelli
da 90V fino a 700V permette alle valvole di svolgere
la loro funzione. Lo schema elettrico dell'apparecchio in esame
a questo punto diventa indispensabile, a meno di una notevole
esperienza nella riparazione di ricevitori di questo genere. Sugli
schemi inoltre vengono riportate quasi sempre le varie tensioni
presenti sui piedini delle valvole, questo in fase di ricerca
dei guasti è di primaria importanza. Su ricevitori molto
vecchi i guasti "classici" spesso sono di alimentazione, con i
condensatori elettrolitici di filtro difettosi (è per questo
motivo che vanno sempre sostituiti PRIMA) piuttosto che il diodo
raddrizzatore "finito" o molto più probabilmente la resistenza
di filtro interrotta. Bisogna prestare attenzione perchè
spesso queste resistenze, al carbone, poste in serie alla tensione
anodica esternamente sembrano solo un pò annerite, mentre
in realtà risultano interrotte o di valore completamente
alterato. Con un buon tester, anche non sofisticatissimo, sulla
portata dei 500V in continua fondo scala potremo misurare
le varie tensioni, a partire dalla valvola raddrizzatrice andando
a ritroso verso gli stadi più vicini all'antenna.
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La massa (chassis) del ricevitore è dove
andrà collegato il puntale nero del tester, mentre quello
rosso ci permetterà di misurare di volta in volta le varie
tensioni, questo sempre prestando MOLTA attenzione a dove
si mettono le dita!! Su alcuni schemi va tenuto presente che le
tensioni riportate sui piedini delle valvole si intendono riferite
al CATODO della valvola che
si sta verificando e quindi è su questo reoforo che dovremo
collegare il puntale nero (negativo) del tester. Nel caso in cui
si i filamenti risultino accesi, le tensioni OK, ma il ricevitore
resti sempre muto in questi casi si deve controllare l'altoparlante,
che non sia interrotto, il trasformatore di uscita dello stadio
amplificatore finale, o molto + facilmente il commutatore delle
gamme d'onda. Infatti molti guasti, disturbi, inneschi o malfunzionamenti
in generale sono solo dovuti a falsi contatti sia sugli zoccoli
delle valvole che nel commutatore di gamma (OM-OC1-OC2-MF). Per
risolvere inconvenienti legati a falsi contatti come descritto
precedentemente utilizzare gli spray disossidanti, facendo attenzione
che alcuni tipi sono infiammabili,
e che comunque devono essere spruzzati SOLO sul singolo
componente e rigorosamente a radio spenta!
Nella casistica di guasti che ho risolto personalmente
posso tranquillamente affermare che la situazione "apparecchio
morto" sia quella più semplice da risolvere. I problemi
seri purtroppo iniziano quando il ricevitore ha un funzionamento
instabile, magari solo su certe gamme, oppure manifesti fischi,
battimenti o scarsa sensibilità. Sono tutte situazioni
dove solo un paziente riallineamento delle medie frequenze e/o
dei gruppi AF può risolvere la situazione. Sconsiglio VIVAMENTE
a chi non ha strumentazione ed esperienza di mettersi a trafficare
con il cacciavite sui nuclei delle medie frequenze a casaccio,
nella speranza di un colpo di fortuna.... Non capita mai, anzi
posso garantire che il risultato sia sempre il solito, ossia quello
di ritrovarsi un ricevitore completamente da riallineare, con
conseguenti successive notevoli perdite di tempo ..
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Una importante parentesi per illustrarvi quello
che dai radioriparatori degli anni 50 e non solo veniva definito
come "il condensatore". Potete cliccare sulla icona qui
riprodotta a sinistra per visualizzare alcuni schemi nei quali
ho evidenziato con un cerchio questo particolare componente. Si
tratta di un condensatore dal costo irrisorio e solitamente di
facile individuazione che a mio avviso andrebbe SEMPRE
sostituito, anche se apparentemente l'apparecchio non manifesta
alcun problema. Il motivo di tale concreta
preoccupazione è il compito che questo condensatore deve
svolgere, ovvero disaccoppiare in tensione l'uscita dello stadio
preamplificatore dallo stadio finale di potenza. Ad uno dei suoi
capi (quello collegato alla placca della preamplificatrice) quindi
avremo sempre tensioni dell'ordine dei 150-200V.
A lungo andare il componente originale (solitamente un malefico
condensatore a carta) entra in perdita, quindi una parte della
tensione anodica dello stadio preamplificatore finisce per modificare
la polarizzazione di griglia della valvola finale (spesso un pentodo)
comportandone una variazione del suo punto di lavoro. Questa variazione
del punto di lavoro (in pratica rendendo la griglia meno negativa
di quanto previsto dal progettista) comporta un notevole aumento
della corrente di placca che lo attraversa, anche a riposo. Aumento
di corrente che interessera', oltre al tubo stesso il nostro preziosissimo
TRASFORMATORE DI USCITA. Questo
fenomeno portera' sicuramente ad un rapido esaurirsi della valvola
e probabilmente anche ad un danneggiamento del trasformatore d'uscita,
non dimensionato per essere attraversato da una corrente maggiore
di quella nominale. Nella immagine qui a lato si puo' vedere come
questo guasto (subdolo) possa bruciare l'avvolgimento di anodica
e rendere inutilizzabile ill trasformatore stesso.
E' per questo motivo che consiglio durante ogni intervento su
radioricevitori, anche eseguito per motivi banali, di controllare
e/o sostituire questo condensatore sostituendolo con uno al poliestere.
Per testare questo condensatore basterà connettere il puntale
negativo del tester (meglio un digitale) allo chassis del ricevitore,
staccare il capo "freddo" del condensatore e collegarci
il positivo dello strumento
ponendolo prima sulla portata dei 100Vcc f.s. Accendendo
il ricevitore e facendo in modo che non vi sia uscita audio (cortocircuitando
l'antenna) se dopo una decina di secondi misureremo una tensione
anche di pochi volt vorrà dire che il condensatore
è sicuramente in perdita e che quindi DEVE
essere necessariamente sostituito. Il capo "freddo" del condensatore
è sempre quello rivolto verso la griglia del pentodo finale
audio.
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E' consuetudine
inoltre ritenere le valvole principali responsabili della
moltitudine di guasti che possono affliggere il nostro caro radioricevitore
in riparazione.. ERRATO! A parte
alcuni casi di tubi con filamento interrotto (non si accendono..)
o con un elettrodo in corto, la stragrande maggioranza delle valvole
in genere anche a distanza di decenni possono funzionare in maniera
decente. La loro sostituzione permetterà sì al ricevitore
di riacquistare in sensibilità, potenza di uscita ma nient'altro..
Quello che voglio arrivare a dire è che prima di dubitare
del dignitoso funzionamento di una valvola si deve essere strasicuri
che tutto quello che gli sta intorno sia stato controllato, in particolare
TUTTI i condensatori e le resistenze che fanno parte dello
stadio incriminato. Per verificare che una valvola non abbia un
cortocircuito interno (solitamente griglia-catodo) basterà
misurare con il tester la resistenza tra tutti i piedini. Questa
dovrà essere infinito su tutte le combinazioni di piedini
a parte i due reofori collegati internamente al filamento. Potrà
inoltre sembrare folle, ma se avete acquistato il vostro apparecchio
muto in un mercatino assicuratevi che le valvole montate siano quelle
previste dallo schema (!!!)
Purtroppo qualche volta capita che per non fare perdere valore al
ricevitore posto in vendita alcuni pseudo-commercianti inseriscano
negli zoccoli delle valvole mancanti tubi presi a... casaccio! |
Per un rapido esame qualitativo di ricezione
del vostro apparecchio, una volta che quest'ultimo sia stato collegato
ad una buona antenna (almeno 5-6 metri di filo) di seguito potete
trovare un riepilogo delle principali frequenze utilizzate dai
ripetitori RAI disposti su tutto il territorio nazionale.
Potrà essere anche utile per verificare il corretto allineamento
della scala parlante. Qualora il vostro ricevitore riuscisse a
sintonizzarsi su una stazione ma la scala dovesse indicare un
valore non corretto significherebbe che è disallineato
lo stadio d'ingresso con quello di oscillatore locale. La procedura
di taratura non la descrivo perchè non alla portata di
tutti, per essere eseguita in maniera ottimale infatti andrebbe
utilizzato un generatore di segnali ad alta frequenza ed un voltmetro
digitale. Nella gamma delle Onde Corte e Cortissime vista la moltitudine
di stazioni non posso darvi nessun riferimento, l'unica è
ascoltare direttamente lo speaker che spesso pronuncia il nome
della emittente e la sua frequenza di trasmissione. Avrete notato
che le diciture sulle scale parlanti riportano la sintonia espressa
in METRI. Per risalire alla frequenza basta fare questo semplice
calcolo: Mettiamo di volere sapere a quale frequenza espressa
in chilocicli corrisponde la lunghezza d'onda di 245
metri:
Basterà dividere 300 per la lunghezza d'onda espressa
in METRI e moltiplicare il risultato per 1000.
Esempio:
300 diviso 245 = 1,224
1,224 moltiplicato per 1000 = 1224Khz
NOTA: Purtroppo
è dal 2005 che la RAI ha interrotto alcune trasmissioni,
quindi alcuni dei ripetitori indicati qui sotto potrebbero anche
non essere più in servizio. Sul sito RAI
comunque ci potete trovare tutte le frequenze aggiornate. In
particolare il secondo ed il terzo canale sono stati "spenti"
, e' quindi possibile ascoltare UNICAMENTE il canale RadioUno
|
Frequenza
(KHz)
|
Lunghezza d'onda
(metri)
|
Ripetitore RAI
|
566Khz |
530 metri |
Bologna - Caltanissetta
- Aosta |
656 Khz |
457 metri |
Bolzano - Firenze - Napoli
- Torino - Venezia |
818 Khz |
367 metri |
Trieste |
845 Khz |
355 metri |
Roma |
899 Khz |
334 metri |
Milano |
1034 Khz |
290 metri |
Caltanissetta - Genova - Milano
- Napoli - Pescara - Venezia |
1061 Khz |
283 metri |
Cagliari - Catania - Livorno
- Trento - Udine - Verona |
1115 Khz |
269 metri |
Aosta - Bologna - Pisa - Trieste
- Palermo - Bari |
1223 Khz |
245 metri |
Rimini - Sanremo - Messina |
1313 Khz |
228 metri |
Ancona |
1331 Khz |
225 metri |
Bari - Palermo - Pescara -
Roma |
1367 Khz |
219 metri |
Bari - Catania - Firenze -
Genova - Messina - Milano - Napoli - Palermo - Pisa - Roma - Sassari
- Torino - Trento - Venezia |
1430 Khz |
210 metri |
Foggia - Pesaro - Taranto |
1448 Khz |
207 metri |
Agrigento - Alessandria -
Ascoli Piceno - Belluno - Benevento - Biella - Bressanone - Brunico
- Cagliari - Campobasso - Catania - Catanzaro - Como - Cortina
- Cuneo - Firenze - La Spezia - Matera - Merano - Oristano - Perugia
- Potenza - Sassari - Siena - Sondrio - Squinzano - Torino - Trento
- Udine - Verona |
1484 Khz |
202 metri |
Arezzo - Avellino - Bolzano
- Cosenza - Gorizia - L'Aquila - Lecce - Nuoro - Savona - Teramo
- Terni - Vicenza |
1578 Khz |
190 metri |
Ancona - Campbasso - L'Aquila
- Carrara - Catanzaro - Cosenza - Foggia - Genova - Gorizia -
La Spezia - Matera - Nuoro - Perugia - Potenza - Reggio E. - Sassari
- Taranto - Ternii |
1594 Khz |
188 metri |
Bologna - Bolzano - Bressanone
- Brunico - Cagliari - Livorno - Trieste - Verona |
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Per una rapida e sicura individuazione dei
guasti ho provveduto inoltre a scannerizzare le tabelle che
seguono, estratte dal corso Radio Stereo della Scuola
Radio Elettra di Torino. Risalgono alla fine degli
anni '70 e secondo un mio modestissimo parere sono realizzate
molto bene. In funzione del difetto presentato dal ricevitore
permettono infatti di inquadrare a grandi linee la parte di
circuito presumibilmente difettosa per permetterne la sua riparazione.
Queste tabelle sono divise in tre macro-aree
ossia:
A) La
radio non si accende.
B) La radio si accente ma è
muta.
C) La radio si accende ma il suo
funzionamento è insoddisfacente.
Individuata la macro-area del vostro guasto
nella colonna di sinistra cercate il sintomo che presenta il
vostro ricevitore e leggete nella casella centrale la possibile
causa. La colonna di destra indica l'eventuale azione da intraprendere
per riparare il guasto. Mi rendo conto che alcuni sintomi ed
operazioni da effettuare siano ultra banali, ma queste tabelle
sono state realizzate anche per chi non possiede grossa esperienza
nella riparazione di radioricevitori a valvole.
Clicca QUI
per visualizzare le tabelle.
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