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Come già precisato nella sezione dedicata
al restauro elettronico, quando ci accingiamo ad effettuare la
prima accensione di un apparecchio a valvole sarebbe opportuno
evitare di alimentarlo subito collegandolo brutalmente alla rete-luce
(il 220V di casa per intenderci), questo per una serie di motivi
tra i quali evitare che i condensatori, i filamenti dei tubi e
la valvola raddrizzatrice risentano troppo di questo "risveglio"
rapido.
Per
fare questo esistono diverse possibilità, la migliore è
sicuramente l'acquisto di un VARIAC, in pratica un trasformatore
dove tramite una manopola è possibile modificare il rapporto
di trasformazione ed ottenere quindi in uscita una tensione variabile.
Nella immagine qui a lato potete vederne uno, dotato anche di
uno strumentino in grado di leggere la tensione di uscita.
Un altro grosso vantaggio rappresentato dall'uso
del variac (però solo dei migliori modelli) è l'ISOLAMENTO
ELETTRICO che si riesce ad ottenere rispetto alla tensione
di rete, quindi ottenendo maggior sicurezza personale visto che
la fase del 220V non risulterà più connessa all'apparecchio
sotto esame. Altro vantaggio è che il variac permette di
ottenere in uscita tensioni che partono anche da pochi volts,
riuscendo così ad ottenere perfettamente una alimentazione
graduale.
Questi trasformatori variabili purtroppo non
costano pochissimo ed il loro utilizzo non frequentissimo (almeno
nel nostro caso)tende a relegarli
come strumenti da laboratorio "secondari". Nei negozi
specializzati di materiale elettrico-elettronico si possono trovare
e comunque con un pò di fortuna anche nelle fiere spesso
ne hanno anche di ottimi, risparmiando qualcosa. L'alternativa
che propongo qui invece è in pratica l'autocostruzione
(senza pretese) di un qualcosa di simile come ho fatto io, certamente
con caratteristiche elettriche notevolmente inferiori ma con un
costo praticamente nullo. Da tenere
presente che con questo sistema non
si otterrà alcun isolamento elettrico dalla
fase del 220V quindi sarà opportuno procedere e prendere
tutte le precauzioni solite oltre che mantenere il BUON
SENSO, evitando di toccare qualsiasi
parte in metallo del ricevitore
sotto esame.
Vista dall'alto del "marchingegno"
appena descritto. La scatola è stata ricavata da un vecchio
contenitore di ... caffè, ovviamente in legno, visto che
ben si adatta all'epoca degli apparecchi sotto esame. Il voltmetro
in realtà è un vecchio VU METER smontato
da una piastra di registrazione a cassette TEAC (!) dove poi con
un banalissimo programma di fotoritocco (Paint Shop Pro) ho ridisegnato
a sommi capi la scala, stampandola su un pezzetto di carta autoadesiva
e tarandola quindi in VOLTS, con il tester digitale. Lo ammetto,
avrà una tolleranza mostruosa ma le indicazioni che deve
fornire non sono certo così critiche...
Questo pseudo-voltmetro è collegato semplicemente
a valle di un diodo 1N4004 che raddrizza una unica semionda
della tensione presente all'uscita del regolatore, quindi tramite
un vecchio trimmer ex TV (ovviamente a valvole!) la tensione viene
prelevata per lo strumentino.
In
questo caso è meglio non mettere il classico condensatore
di livellamento perchè i regolatori di tensione a TRIAC
funzionano in un modo particolare, interrompendo ad intervalli
regolari di tempo (millisecondi) la tensione in ingresso, quindi
mettendo questo condensatore avverrebbe l'integrazione di questo
valore ottenendo una tensione sullo strumento superiore a quella
effettiva. (Per dovere di precisione in realtà le cose
sarebbero un pò più complesse ma non credo che questa
sia la sede giusta per affrontarle..)
In
alternativa allo strumentino può benissimo essere utilizzato
un misuratore esterno tipo tester, posizionato sulla portata dei
500V in alternata. La lampadina (60W) in bella vista viene utilizzata
soltanto come carico ed è posta in parallelo all'uscita,
mentre le due manopole (rigorosamente d'epoca!) servono quella
di sinistra per regolare la tensione in uscita (potenziometro
da 500Kohm lineare) e quella di destra... assolutamente a nulla
! L'ho messa solo perchè ne avevo due uguali.. :) Notare
che la lampadina serve solo perchè i regolatori a TRIAC
per funzionare hanno bisogno di un carico minimo collegato ai
propri capi, generalemente 40 o 60W bastano.
In
realtà la seconda manopola sarebbe servita a comandare
un commutarore a 3 vie due posizioni con il quale scegliere se
porre la lampadina di carico in parallelo all'uscita oppure IN
SERIE, cosa molto utile per verificare la presenza di corto-circuito
nell'apparecchio sotto esame. Mi ripropongo di effettuare questa
modifica in futuro, al momento della costruzione di questo aggeggio
non avevo molto tempo a disposizione..
Tornando
al regolatore vero e proprio va detto che tramite il TRIAC nella
parte bassa della regolazione non sarà mai possibile ottenere
una regolazione lineare con partenza da zero volts, ma per i nostri
scopi va bene così. Questo perchè per iniziare a
regolare la tensione il triac ha bisogno di una corrente minima
che lo attraversi, corrente che in genere fa partire la tensione
sul carico da una cinquantina di volts.
L'interruttore
ed il led di accensione completano questo sofisticatissimo apparecchio
:) Anche qui per.. semplicità (omissis) per abbassare la
tensione del 220V ed accendere il led ho usato un diodo ed una
resistenza di caduta a cemento da 10 watt.., sarebbe stato certamente
meglio e più elegante mettere una spia al neon... L'apparecchio
sotto esame viene poi collegato direttamente tramite una presa
che ho posto dietro all'apparecchio. L'alimentazione avviene con
un cordone e spina a due poli, qui non esistono collegamenti di
terra, tanto sarebbe pericoloso lo stesso, dubito che per questo
"coso" venga richiesta una qualsiasi omologazione
CE, quindi OCCHIO ALLE SCOSSE, ok ?
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Vista interna dell'apparecchio, data la semplicità
estrema non esistono tecniche costruttive particolari, in basso
a sinistra si può vedere il gruppo di regolazione della
tensione a TRIAC tolto da una vecchia plafoniera in disuso.. Va
fatto presente che con questo tipo di regolatore non è
possibile fare funzionare un ricevitore ma solo alimentarlo poco
per volta, infatti i disturbi radioelettrici generati dal TRIAC
renderanno impossibile qualsiasi ricezione. Anzi durante i test
consiglio VIVAMENTE di mettere il potenziometro del volume
a zero, altrimenti il ronzio generato potrebbe diventare insopportabile..
Come detto prima le caratteristiche di questo pseudo variac non
saranno certo quelle di un vero trasformatore variabile ma per
il nostro utilizzo nonchè per esperienza personale può
andare benissimo. Poi se non lo utilizzate più come tester
per le radio può sempre venire usato come regolatore di
velocità per un trapano :)
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Cliccando nella figura qui a sinistra potete
vedere come è realizzato elettricamente, in maniera molto
economica. Per sicurezza sarebbe OPPORTUNO collegare la
FASE del 220V al lato caldo del regolatore (quindi dove si collega
il regolatore vero e proprio) e la stessa cosa tramite la presa
(magari contrassegnata con un pennarello) con l'apparecchio sotto
esame. Per riconoscere la FASE
ed il NEUTRO
è possibile utilizzare uno di quei cercafase fatti a cacciavite
che si trovano in molti ipermercati nel settore materiale elettrico.
Come ho ampiamente detto è' una BUONA
regola collegare sempre la FASE
sul filo di alimentazione "caldo" ed il NEUTRO
sull'altro, sopratutto
in presenza di ricevitori dotati di autotrasformatore, in quanto
in questo caso uno dei due fili provenienti dalla presa viene
posto direttamente a contatto con lo chassis. Un
esame visivo o una prova con il tester usato come ohmetro (a ricevitore
scollegato dalla rete-luce) ci chiarirà quale sia il cavo
cui fare pervenire la fase del 220V. Nel caso in cui il ricevitore
venga alimentato tramite un trasformatore isolatore dalla rete-luce
(220V-220V) questa precauzione non sarà necessaria.
Siccome però l'isolamento elettrico dai 220V
è veramente IMPORTANTE, sia per
la nostra sicurezza che
per quella degli strumenti di misura normalmente utilizzati in
fase di riparazione/restauro, mi sono rivolto ad una azienda qui
di Pistoia per farmi avvolgere un trasformatore ISOLATORE
220V-220V della potenza di 120W, più che sufficenti per
le necessità di radioriparazione. Il costo è veramente
minimo, sicuramente meno fastidioso del rischio di brutte scosse!
Su questo componente ho realizzato quindi "da capo"
il progetto di variac sopra descritto, rendendolo veramente sicuro,
in grado di evitare propagazioni della "fase" del 220V
verso gli apparecchi alimentati.
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Lo schema elettrico è praticamente lo
stesso del precedente progetto, in pratica il nuovo trasformatore
isolatore è collegato semplicemente tra l'uscita del variatore
di tensione e la presa multipla esterna dove si collegheranno
gli apparecchi. Il contenitore è realizzato recuperando
una vecchia scatola in metallo, i due pannelli davanti e dietro
sono realizzati con multistrato da 5mm scurito con un pò
di impregnante color noce. Le scritte sono realizzate a .. mano
libera :)
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Vista posteriore dell'alimenta-radio, la presa
di uscita è una normale "ciabatta" a tre posti
fissata con due viti, poi per sicurezza a monte di tutto ho messo
un fusibile da 0,5A rapido.
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Vista interna, il tutto è di una semplicità
notevole, basta fare un pò di attenzione durante il cablaggio
dei vari collegamenti ed il tutto funzionerà alla prima.
Con l'occasione di questo "restyling" ho tolto la bruttissima
resistenza di caduta per il led spia di accensione sostituendolo
con una lampadina al neon alimentata direttamente a 220V.
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Adesso
veniamo al dunque, ossia come si adopera un siffatto strumento..
Diamo innanzitutto per scontato che siano state effettuare le
operazioni PRELIMINARI
alla prima accensione, ossia la verifica di eventuali cortocircuiti
sul trasformatore di alimentazione, un esame visivo, e quanto
meglio descritto nella sezione del restauro elettronico. A questo
punto per sicurezza toglieremo la valvola raddrizzatrice (se siamo
in presenza di un raddrizzatore al selenio staccheremo il piedino
contrassegnato con +,
se invece abbiamo un ricevitore con valvole alimentate
in serie (sigla che inizia con "U"
tipo UL41) scollegheremo la placca dalla valvola raddrizzatrice.
Queste disconnessioni servono solo per evitare di alimentare la
prima volta i circuiti direttamente con l'anodica.
A
questo punto accenderemo l'apparecchio e inizieremo ad alimentarlo
con una tensione molto bassa, diciamo 70 volts. mantenendolo in
questa condizione per alcuni minuti. Il trasformatore di alimentazione
vibrerà parecchio ronzando ma questo non rappresenta un
problema. Quindi aumenteremo la tensione per passi di 50 volts
(non è critico) aspettando sempre qualche minuto tra un
aumento e quello successivo. Al termine ci troveremo con il ricevitore
totalmente alimentato a 220V quindi acceso, ma senza la tensione
anodica.
Resta
inteso che prima di queste prove avremo verificato che IL CAMBIATENSIONE
sull'apparecchio in esame sia su 220V e che non ci siano cortocircuiti
brutali sul trasformatore di alimentazione.
Verificato
dopo alcuni minuti che non ci siano problemi possiamo spegnere
e scollegare dalla rete l'apparecchio reinserendo quindi la raddrizzatrice,
oppure ricollegando al suo posto il raddrizzatore al selenio.
Riacciendiamo come prima l'apparecchio partendo nuovamente dalla
tensione più bassa, sempre lasciandolo per qualche minuto
andare a regime, meglio qualche minuto in più che in meno...
Sarebbe opportuno contemporaneamente a questa prova misurare con
un tester la tensione anodica presente ai capi del primo condensatore
elettroliltico di filtro, verificando che essa cresca di valore.
Procedendo
sempre per piccoli passi a questo punto possiamo arrivare ad alimentare
il ricevitore fino alla sua tensione nominale di funzionamento
(220V) non curandoci di eventuali rumori strani o ronzii sia del
trasformatore di alimentazione che riprodotti nell'altoparlante.
Durante queste prove terremo d'occhio il tester posto sulla anodica
per verificare che la tensione cresca, generalemente valori medi
si aggirano intorno ai 250-300 volts. Contemporaneamente va verificato
che dall'apparecchio non si alzino strani "fili di fumo"
(capita.. capita..) o che si senta puzzo di bruciato.
Mantenendo
l'apparecchio quindi alimentato a regime per 15 minuti circa potremo
dire di avere terminato la prova e quindi sarà possibile
scollegarlo dal regolatore ed iniziare le operazioni di taratura.
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