Benvenuti nella sezione dedicata ad un importante Museo, di cui raccomando vivamente la visita, sia virtuale sul sito ufficiale QUI, ma ancora meglio di persona, come ho fatto io recandomi personalmente a Bologna.

Questa carrellata di immagini che ho scattato non rende giustizia alla quantita' e qualita' degli apparecchi che il Cav. Pelagalli ha raccolto nel corso degli anni, oltre ad una serie di pezzi davvero "unici", come i quaderni autografi di Adriano Ducati (uno dei fratelli fondatori della famosa azienda radioelettrica Ducati) ed una stanza dedicata unicamente al grande Guglielmo Marconi.

Particolarita' unica di questo Museo e' l'interattivita' con i visitatori, che riuniti in piccoli gruppi, su appuntamento, vengono guidati nell'affascinante mondo delle radio comunicazioni (e non solo) direttamente dal Sig. Pelagalli il quale, con grande competenza e simpatia, illustra anche con dimostrazioni pratiche i principi alla base delle comunicazioni senza fili, dalle origini fino ai nostri giorni.

Ricordo che ogni immagine e' cliccabile per ingrandirla.


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Il Museo della Comunicazione Pelagalli e' stato recentemente insignito dell'importante riconoscimento quale Patrimonio UNESCO della Cultura.


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Vista della prima parte del Museo, dove si viene accolti da tutta una serie di apparecchi precursori delle moderne comunicazioni senza filo, sul lato sinistro si possono notare i dischi dei due generatori elettrostatici ad induzione di Holtz, apparecchi in grado di generare per semplice sfregamento tensioni dell'ordine delle decine migliaia di volts.

Le scintille generate da queste alte tensioni sono alla base dei primi esperimenti di trasmissione condotti dal giovane Guglielmo Marconi nella sua casa di Pontecchio.
(Vedi sezione G. Marconi del sito)

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Immagine di alcuni pregevoli ricevitori a galena, ancora sprovvisti di qualsiasi tipo di alimentazione. In questi apparecchi l'ascolto avveniva unicamente in cuffia, ed era possibile solo con una ottima antenna, una altrettanto valida presa di terra e comunque solo per le emittenti locali.

Il principio del circuito antenna-terra qui e' alla base della ricezione.

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Vista di altri due bellissimi ricevitori a galena dove il rivelatore veniva chiamato anche a "baffo di gatto", per via delle sua rassomiglianza.

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Su questi apparecchi iniziano ad apparire le prime valvole, utilizzate sostanzialmente per amplificare i deboli segnali e consentire via via un ascolto sempre piu' potente.

Sui ricevitori di questo periodo (siamo negli anni '20) le valvole erano montate esternamente oppure visibili tramite alcuni fori presenti sul mobile perche' l'accensione del loro filamento doveva avvenire "sapientemente", regolando opportuni reostati ed evitare cosi' di bruciare il prezioso filamento.

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Altro prezioso esemplare di ricevitore impiegante i primi tipi di valvole, ancora esteticamente simili alle nostre comuni lampadine.

Le due bobine mobili gialle, chiamate variometro servivano per meglio accordare l'apparecchio durante le operazioni di ricerca delle stazioni. Va detto che questi ricevitori non erano ancora alla portata di tutti, ne come prezzo ne come semplicita' di utilizzo.

Per avere il comando di sintonia al quale siamo abituati anche oggi, con una manopola sola per intenderci, dovremo aspettare i primi apparecchi supereterodina, diffusi al grande pubblico negli anni '40.

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Maestoso apparecchio marcato Akwater Kent, produttore di apparecchi di grande pregio.

Si inizia a vedere su questi ricevitori una concessione al lusso nonche' l'estetica, dove il mobile era frutto del lavoro di abili artigiani ebanisti. L'apertura dall'alto consentiva un rapido accesso visivo alle valvole (leggi sopra).

Va deto che l'alimentazione usata era per il momento unicamente a batterie, con tutti i possibili disagi.

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Vista prospettica di una parte degli apparecchi, il Museo presenta tutte le sue sezioni divise per anni, questo permette al visitatore di rendersi conto dei progressi tecnici nonche' le scelte estetiche che hanno influenzato i progettisti nel corso dei decenni.

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Anche qui si puo' vedere la grande quantita' di bellissimi apparecchi presenti in mostra, tutti catalogati con anno di produzione e divisi per periodo.

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Stupendo apparecchio, prodotto negli USA durante gli anni '20 dalla Hale. L'altoparlante, posto sopra anch'esso e' un bellissimo esempio di stile applicato alla tecnica.

Si tratta tuttavia sempre di ricevitori destinati ad un pubblico facoltoso, il costo era spesso proibitivo per le normali famiglie di allora.

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Bellissimo apparecchio dotato di antenna a telaio ed altoparlante a "collo di cigno", chiamato cosi' per via della sua forma inconfondibile.

Questi sono i primi ricevitori in grado di funzionare con un altoparlante, rendendo possibile l'ascolto a tutta la famiglia, non solo piu' ad un "prescelto" dotato di cuffia.

Notare la cura con la quale e' stato realizzato anche in questo caso il mobile, con preziosi intarsi.

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Vista prospettica di tutta una serie di ricevitori, qui siamo negli anni '30, le forme si "arrotondano" ed iniziano a vedersi i primi apparecchi detti a chiesetta, sempre in virtu' della loro forma.

Sul fondo e' ben visibile una RadioBalilla, apparecchio diffuso in Italia nel ventennio, dove il motto di allora era "Una radio per tutti".

In realta' le condizioni socio-economiche dell'Italia di allora non erano cosi' brillanti da garantire una radio per tutti, il costo era ancora elevato, gli apparecchi erano sopratutto acquistati da scuole, enti o locali pubblici.

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Qui siamo nella "Sala Marconi" dove sono raccolti tutta una serie di importanti cimeli riguardanti la storia e la vita del geniale Marconi.

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Immagine di una bellissima dedica lasciata dalla Principessa Elettra Marconi (la figlia di Guglielmo) direttamente al fondatore del Museo, il Cav. Giovanni Pelagalli.

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Altra vista della Stanza Marconi, si puo' notare uno dei primi apparecchi televisivi, prodotti dalla azienda omonima.

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Bellissimo esemplare di ricevitore marca Marconiphone, azienda inglese nata dalla volonta' dello stesso Marconi, il quale non dobbiamo dimenticarci che oltre ad essere stato un grande scienziato era anche un abile imprenditore.

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Immagine di uno degli unici e rari quaderni dove Adriano Ducati riportava le sue annotazioni durante il suo periodo lavorativo presso la NASA, negli anni 50, dove si occupava della progettazione dei primi satelliti artificiali.

Bruno, Adriano e Marcello erano i tre fratelli Ducati che il 4 luglio 1926 hanno fondato a Borgo Panigale (BO) l'azienda omonima.

Una loro bella biografia su puo' leggere QUI dal sito attuale della Ducati, che oggi produce le famose moto. (!)

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Eccoci nella parte del Museo dedicata al mondo della Televisione, dai suoi primordi fino ai nostri giorni.

Qui e' possibile vedere dal vivo e perfettamente funzionante un apparecchio ricevitore a disco, del tipo progettato da Baird quando ancora la televisione era elettomeccanica.

E' infatti solo con la scoperta del tubo a raggi catodici che la TV fa il salto di qualita' ed inizia a diventare un apparecchio industrialmente proponibile al grande pubblico.

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Vista prospettica della quantita' e varieta' degli apparecchi in mostra, con il Cav. Pelagalli durante una visita.

In basso e' possibile vedere uno dei primi prototipi di televisori a colori, quello con lo schermo tondo, sul dietro tutta una serie di apparecchi, da quelli sicuramente presenti nelle nostre case negli anni 50 fino ad arrivare ai piccoli portatili.

Chi non ricorda di avere avuto negli anni 60 la TV (l'unica!!) in salotto, messa sul tipico mobiletto, quasi sempre in vetro, dove sotto veniva posto il misterioso "Stabilizzatore"?

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Una parte del Museo e' dedicata alla RAI, con alcuni suoi apparecchi di classe broadcast. Qui vediamo in primo piano uno splendido registratore 16 piste open-reel e dietro un videoregistratore sempre a bobine, oltre ad un giradischi professionale.

L'altezza del nastro (2 pollici) e' dovuta al fatto che le 16 piste vengono registrate e riprodotte su sezioni separate del nastro, ortogonalmente al piano di scorrimento.

Concettualmente il principio di funzionamento e' identico ai normali registratori audio, con la differenza che i canalil sono 16, anziche' i 2 come in una normale registrazione stero.

La quantita' di canali unita alla possibilita' di registrare su una traccia mentre una o piu' vengono poste in riproduzione permette (tuttoggi) di realizzare agevolmente basi musicali polistrumentali.

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Vista prospettica della sezione del Museo dedicata agli apparecchi "storici". Sono presenti alcuni bellissimi modelli di fonografi Edison che durante le visite guidate e' possibile addirittura ascoltare.

Una spiegazione accurata del Sig. Pelagalli permette inoltre ai visitatori di capire come sia stato possibile memorizzare i suoni su insospettabili cilindretti di cera, partendo da semplici ma geniali intuizioni.

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Bellissimimo esemplare di televisore, a suo tempo immortalato nelle presentazioni dell'annunciatrice RAI Nicoletta Orsomando.

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Per concludere questa carrellata ecco una ultima panoramica della sezione degli apparecchi "moderni", dove possiamo trovare i primi modelli di personal computer, telefoni veicolari e gli ultimi esemplari di ricevitori a valvole (anni 60) prima che la scoperta del transistor li rendesse velocemente apparecchi del passato.



 



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